środa, 7 października 2015

Il Meglio della Vita - Rona Jaffe

Titolo: Il meglio della vitaTitolo originale: The Best of EverythingAutore: Rona JaffeTraduttore: M. BonettiEditore: BeatPagine: 543Data di pubblicazione: 20 Marzo 2012ISBN: 9788865590812Prezzo: 9.00 €Sinossi:

Nel cuore di Manhattan, in un

grattacielo moderno firmato Mies Van Der Rohe, negli uffici di una casa

editrice decisamente glamour, tre ragazze svolgono con distratta grazia

il loro lavoro, sognando di conquistare tutto quello che ogni giovane

donna può desiderare, all'alba degli anni Cinquanta, a New York: "the

best of everything", il meglio della vita, il meglio di ogni cosa. In

interni dalle geometrie déco, che sembrano quadri di Mondrian, si

aggirano Caroline Bender, una ragazza di buona famiglia che spera di far

carriera prima che il suo giovane amico si decida a sposarla, e la

candida April Morrison, una ragazza texana la cui innocenza sfiora la

più disarmante ingenuità. Le due giovani donne in carriera fanno

amicizia e si trasferiscono in un appartamento comune nel centro di

Manhattan insieme alla collega Gregg Adams, che diviene presto il terzo

membro del trio dopo aver messo al corrente Caroline e April dei suoi

disperati tentativi di introdursi nel feroce milieu di Broadway e di

sedurre David Savage, affascinante sceneggiatore playboy.

Mi capita sempre, ogni volta che mi ritrovo tra le mani un libro che mi travolge e che ho scoperto per puro caso tra gli scaffali di una libreria, di pensare a quanto sia strano il mondo delle case editrici e il loro marketing. Non scopro l'acqua calda se vi porto alcuni esempi di libri brutti che sono apparsi in ogni vetrina, di cui hanno fatto anche pubblicità in tv e di cui ci ritroviamo la copertina e super slogan su ogni giornale e praticamente in ogni dove. E poi, per puro caso, mentre ti fai un giro alla Feltrinelli in un grosso centro commerciale, vedi un romanzo che spunta, con un titolo accattivante, una copertina bellissima e leggi che è ambientato a New York all'inizio degli anni '50, che le protagoniste sono giovani donne che si affacciano alla vita, che lavorano in una casa editrice e non puoi fare a meno di comprarlo e iniziare a leggerlo immediatamente. Poi ne vieni travolta come non ti capita da tanto tempo, guardi su aNobii e vedi che sono solo in 89 ad averlo letto, su internet le recensioni si contano sulle dita di una mano e ti ritrovi a chiederti "Perché alcuni libri che non andrebbero nemmeno usati come ferma porta vengono messi sotto il naso di tutti senza ritegno, mentre altri decisamente più meritevoli restano nascosti nell'ombra?".

So che è una domanda che non mi pongo solo io e che rimarrà senza una risposta plausibile, ma io sono polemica e ogni tanto devo polemizzare.The Best of Everything è il titolo originale di questo romanzo, Il meglio di tutto. E' questo quello che ci si aspetta dalla vita quando, poco più che diciottenni, ci si affaccia alla vita adulta. Ora come allora si pensa di avere il mondo in pugno, si vuole mordere la vita e realizzare ogni sogno nel cassetto, anche il più piccolo.

Ed è per questo che Caroline, Gregg, Mary Agnes, Brenda e April si trasferiscono a New York e vanno a lavorare alla Fabian, importante casa editrice con sede in città. Hanno tutte finito da poco il liceo e si stanno affanciando, un po' timide, nel mondo degli adulti.

Il loro sogno più grande è quello di trovare un uomo, un principe azzurro che sappia amarle, che le porti via da quel lavoro che è solo momentaneo e che dia loro dei figli da amare e crescere come vuole la società. E anche chi, come Caroline, preferisce fare carriera e percorrere, gradino dopo gradino, la scala del successo, è inevitabilmente combattuta tra lo "sto bene da sola" e il "mi sento incompleta senza un uomo".

Le conosciamo all'inizio del 1952 e, attraverso le pagine che scorrono sotto i nostri occhi senza che quasi ce ne accorgiamo, le lasciamo a malincuore a dicembre del 1954 tutte cresciute, tutte molto cambiate, tutte segnate dalle esperienze che hanno vissuto e le hanno fatte crescere in questi due anni.

Dove ci sono le donne non possono di certo mancare gli uomini che affollano le pagine di questo romanzo e che dovrebbero essere i sostegni di queste cinque ragazze all'apparenza fragili. E, invece, veniamo a scoprire presto che una donna può piegarsi fino all'estremo ma mai spezzarsi, mentre un uomo è incline a scappare prima che sia troppo tardi, a darsi fino ad un certo punto e mai completamente perché non vuole più soffire, a dirsi soddisfatto delle proprie scelte perché la ragazza che amava si presentava in un modo e invece viene a scoprire che era tutto in un altro, senza però fermarsi a pensare che è stato proprio lui ad influenzare determinate scelte.

Certo, qualcuno è anche in grado di prendersi le proprie responsabilità, di avere il coraggio di ammettere che la propria vita non è poi così perfetta come si vuol credere e dare una svolta a tutto per cambiare le cose. Ma prima qualcuno ha dovuto soffrire.

Alla fine del libro c'è una postfazione che racconta come sia nato il romanzo e un po' della vita dell'autrice. Tra le altre cose, viene anche detto che questo romanzo appartiene al genere chick lit, definizione assai litimativa e anche un po' offensiva a mio avviso.

Questo romanzo non è assolutamente un libricino da quattro soldi che racconta le avventure di cinque sgallettate in modo che altrettante sgallettate lo possano comprare per passare un po' di tempo a leggere. Queste pagine non lasciano il tempo che trovano, anzi, ti portano a riflettere sulla vita di ieri e di oggi. E, cosa molto strana per me, pur non condividendo il pensiero di tutte le protagoniste, e cioè che una donna è completa solo se ha un uomo accanto, l'ho letto senza mai provare fastidio, senza mai sentire nascere e crescere l'antipatia verso una delle cinque protagoniste. Mi sono entrate tutte quante nel cuore e lì le porterò per un bel po' di tempo, insieme alle loro avventure e disavventure, alle loro sofferenze e alle loro felicità, ai loro odi e ai loro amori.

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